Dopo tanto penare, ecco finalmente davvero davvero il nuovo numero di Ruggine!
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Editoriale
Il nostro mondo é popolato di strane simmetrie, perchè la simmetria é una struttura rassicurante. In qualche modo riconosciuta come la forma naturale di tante cose, il nostro corpo per primo. Costruire una simmetria significa dare un aspetto amichevole agli oggetti, alle idee anche. In questo numero di Ruggine, abbiamo deciso di dare più importanza alle illustrazioni e anzi di sforzarci di scrivere partendo dalle tavole, piuttosto che chiedere a qualcuno di rappresentare i nostri raccontini. Vorrebbe essere un esperimento e sopratutto un segno di rispetto per i disegnatori e per la loro capacità di creare delle simmetrie appaganti e ricche. Purtroppo la questione simmetrie, non é nota soltanto a noi. In quella detta rotatoria per esempio si parte da un centro, e la scena si sviluppa nell’intorno. Immaginate di porre nel mezzo l’utile, il profitto, l’economia. A partire da questo si dispongano quindi variegate forme, più o meno distanti dal concetto centrale. Non é importante identificarsi con esso, ma collocarsi rispetto a.
Non so se avete visto il film dei Lego. Quei maledetti mattoncini sono una vera e propria scuola di simmetria. Nella pellicola tutto gravita attorno all’antagonismo tra il potere del padre, grande costruttore e principio d’ordine per eccellenza e la ribellione del figlio, che pure lui vuole giocare coi lego. Senex e puer. Il conflitto non si sana però uccidendo la figura paterna, e dichiarando la Libera Repubblica dei Lego ribelli. La tesi del film é piuttosto la riconciliazione. Il padre é chiamato Mr Business e si identifica in maniera affatto velata con il Capitale, con la C maiuscola. Ovvero l’unico modello economico possibile, il solo che contenga la capacità di creare giuste e equilibrate simmetrie. Questi rimane però vittima del proprio potere, si irrigidisce, diviene sempre più desposta, si circonda di macchine e robot, le simmetrie divengono sempre più soffocanti e strutturate in maniera psicotica. La sana ribellione del figlio però lo rende di nuovo umano. “Babbo, non devi essere per forza cattivo”, con queste parole si consuma la riconciliazione: il capitale può essere buono, amico premuroso, comprensivo e complice. O di più ancora, può divenire nostro compagno di giochi. Può far tesoro delle nostre idee, può sussumere la nostra creatività e non tarparla. L’importante é che rimanga chiaro dove sta il centro, non quanto ci si scosta da quest’ultimo. Abbiamo il permesso di giocare, possiamo rompere le regole, basta non rompere il centro.
Stay hungry, stay foolish. Respect the center. Poi piove per una giornata, che vuoi che sia? Mica può piovere per sempre? Come diceva Brandon Lee nel Corvo. Certo che no. Comunque per morire basta molto meno (come ha imparato girando quel film lo stesso Brandon, figlio di Bruce, l’Urlo di Chen, che terrorizzò anche l’Occidente). E mentre aspettiamo torni il sereno, paesi e città si ricoprono di fango, qualcuno ci sparisce nel mezzo e diviene evidente che negli ultimi 70 anni in Italia il signor Capitale ha creato simmetrie per nulle amichevoli, stendendo troppi mattoncini di Lego. E non é vero che può essere buono e amico di tutti. Secondo noi l’unica posizione ragionevole rispetto a Mr. Business é mirabilmente sintetizzata in quel capolavoro di poesia cockney che é Take’em all dei Cock Sparrer:
Take ‘em all, take ’em all, Put ’em up against a wall and shoot ’em, Short and tall, watch ’em fall.
Ovvero: acchiappiamoli tutti, appicicchiamoli a un muro e prendiamoli a cazzotti, alti e bassi, guardiamoli rovinare a terra.
Non sarà raffinato, ma ha il pregio di essere chiaro, come una simmetria ben riuscita. Non é poco nei tempi del trionfo del libero mercato, della guerra tra poveri generata da una xenofobia casuale, della nostalgia per un padre forte e autoritario e della più completa incapacità di individuare un nemico realistico, dell’ossessione per la legalità. Noi siamo perfettamente in grado di creare simmetrie affascinanti, autosufficienti, autogestite e non ci si venga a dire che il problema é la crisi. Il problema é quello che ci vogliono costringere a fare per fingere di uscirne. La crisi sarebbe invece una buona opportunità per levarci di torno Mr. Business: per assestargli un bel calcio nelle palle, seguito da una ginocchiata in faccia e una gomitata sulla tempia. E vedere se in mezzo al sangue del setto nasale rotto spunta ancora quel sorrisino spocchioso da manager cocainomane. E se sì stenderlo al suolo, salirgli a cavalcioni sul petto e continuare a colpire in maniera simmettrica, fino a quando c’arreggono le nocche.