Le visite domiciliari…

 "Le visite domiciliari sono riservate solo ai pazienti ipocondriaci, ai
malati immaginari, a chi ha voglia di alzarsi dal letto per andare a
lavorare"*

Da circa due ore attendevo su una sedia scomoda, in un corridoio
disadorno insieme ad una popolazione di anziani e future mamme. In fondo
al corridoio due carpe in chimono stavano sorseggianodo un the’ sedute
intorno ad un tavolino. Con aria annoiata muovevano pedine sulla
scacchiera del go. La porta in fondo al corridoio si apri’ ed un vento
gelido si insinuo’ nella stanza accompagnato da una voce suadente

"Chi e’ l’ultimo ?"

Una donna dal fisico procace entro nello stretto corridoio, le carpe
alzarono per un attimo lo sguardo a salutare le forme della nuova
arrivata e tornarono a concentrarsi sulla partita.

Una coppia di anziani borbottava in un angolo ad alta voce:

"Con l’altro dottore non era cosi’. Ti dava un appuntamento, aspettavi
al massimo 10 minuti. Questo qui ti fa perdere le mattine, con tutto
quello che ho da fare. Ho 80 anni, mi alzo alle 6,00 ogni giorno: potrei
non campare piu’ di un mese, non ho tempo da perdere, devo vivere,
madonna arsa viva e il dio becco di gesu’".

Dalla cosce della femme fatale appena entrata la mia attenzione fu
sviata ad un gatto porta fortuna, con la zampa sinistra alzata ed un
passamontagna in capo. Sul ventre era disegnata una spirale, che si
arrotolava su se’ stessa con cadenza ipnotica.

Dalla stanza del medico venne un barrito, e la porta’ si apri’. Era il
mio turno. Abbandonai la sedia ed entrai nello studiolo.

Il dottore, un uomo grasso, con camicia a fiori e sigaro in bocca, mi
squadro’ per un attimo ed abbozzo un saluto, quindi torno’ a
scartabellare tra le proprie cartelle.

– Dottore sarei venuto per l’esenzione…

– Anche lei ? E’ il secondo di oggi. Deve esserci un epidemia. Dunque
lei vuole l’esenzione per il lavoro. Siete in tanti ultimamente…
Conosce la procedura immagino, dovro’ sottoporla ad una visita. Vediamo
di fare in fretta. Si spogli ed intanto risponda a queste domande. Ha
provato almeno una volta il desiderio di non lavorare, senza far
lavorare gli altri al proprio posto?

Mi levai la camicia.

– Si’

– Le è capitato di sentire, fuori dal posto di lavoro, lo stesso
disgusto e la stessa stanchezza che in fabbrica?

Tolsi scarpe e pantaloni.

– Si’

– Ha provato il desiderio di non leggere più i giornali e di rompere il
televisore?

Con le mutande in mano ed un filo di voce.

– Si’

L’omone parve un po’ irritato dalle mie risposte, fece un respiro
profondo e continuo.

– Ha partecipato al saccheggio di un supermercato, un grande magazzino o
un mercato all’ingrosso?

– Si’

L’omone scruto’ i miei occhi, forse cercava di capire se lo prendevo in
giro.

– Giovane, io non voglio farle la paternale, pero’ lei ha risposto si’ a
tutte le domande. Non intendo tenerle una lezione di storia, ne’
apparire retorico. Ma la nostra societa’ e’ fondata sul "rifiuto del
lavoro". Lei e’ venuto a chiedermi un certificato di esenzione. Ovvero
lei vuole lavorare. Tutti lavorano e’ vero, ma al massimo una settimana
all’anno, lei mi chiede un certificato per poter lavorare tutti i
giorni. Da anni e’ ormai accettato nonostante sia contrario ai dettami
dell’antipsichiatria, che vi siano delle persone patologicamente inclini
al lavoro, normalmente pero’ nessuno di loro risponde positivamente alle
prime 4 domande del test di Ratgeb…

Aspiro’ a lungo il sigaro, soppeso’ la mia nudita’ ed una boccata di
fumo mi investi’ sull’inguine.

– Lei e’ un bel ragazzo. Si rivesta. Non e’ necessaria alcuna visita
medica per il certificato. L’ho fatta spogliare solo per vederla nudo,
l’avrei anche invitata a venire a letto con me, se non fosse che
dobbiamo prima risolvere questo suo piccolo problema. Lei dunque vuole
lavorare, ma supera il test di ratgeb. E’ una sorta di fantasia sessuale
la sua ? Ricava eccitazione dalla fatica. E’ una sorta di perversione ?
sempre antipsichiatricamente parlando, si intende. Anch’io alcune volte
amo farmi sculacciare col frustino, ammenettato… non mi guardi cosi’.
Non e’ un pratica molto coerente con l’estetica anticarceraria, e’ vero,
ma io sono un uomo anziano, il prodotto di dinamiche sociali a lei
sconosciute, la smetta di fissarmi. Aspetti a rivestirsi, mi faccia 30
piegamenti sulle braccia per favore.

La voce dell’omone si era fatta piu’ stridula, con un calzino si’ ed uno
no, presi contatto con il freddo pavimento dello studio e feci quanto
richiesto. Con cadenza ritmica e respirazione regolare.

Il dottore assunse un’aria soddisfatta. Poso’ il sigaro in un
portacenere rappresentante il volto di un tengu, gli spiriti dal naso
allugangato che abitano le antiche fiabe giapponesi.

– Vuole lavorare… e dunque sia mio bel giovane. Lavori. Non siamo
rimasti abbastanza su questo triste mondo per poterci permettere di
rovinare i nostri corpi col lavoro. Pochi uomini, poche donne, la
maggior parte sterili, molti esperimenti genetici falliti, ed inutili.
Lei ha il diritto/dovere di salvaguardare il proprio corpo, il proprio
patrimonio genetico e la propria salute. D’altra parte nessuno le
impedira’ di fare il contrario. Come dice quella filastrocca che
insegnano ai bambini … mi aiuti …

La corda va ben insaponata per evitare bruschi strattoni…

Lo sfintere va bene lubrificato per evitare dolorose lacerazioni…

L’esistenza va ben allietata per evitare spiacevoli defezioni…

Nessuno la obbliga a sopravvivere a tutti i costi. Buon lavoro, giovane.
Le firmo l’esenzione, cosi’ posso continuare le visite, con oggi finisco
la settimana e per quest’anno ho dato. Bello il suo tatuaggio, comunque:
cos’e’ una trota ?

Sollevo’ il sigaro dal portacenere e la maschera del tengu’ strabuzzo
gli occhi all’in su’. Mi porse un foglietto e mi congedo’.

Mi rivestii ed uscii’ dallo studiolo accompagnato dal barrito che
indicava al prossimo di entrare. La coda dell’occhio corse lungo le
gambe, i fianchi ed i seni posati all’estremo opposto del corridoio. Se
oltre agli occhi da cerbiatta, non avesse avuto anche le corna ed il
muso, l’avrei invitata a prendere un the verde.


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