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Coproduci Ruggine!


Collane di Ruggine
è un progetto che tenta di utilizzare il metodo della
coproduzione diy musicale per pubblicare contenuti di carta.

Il nostro modo di vedere il precipizio e la sopravvivenza sta nel nostro
respiro, la musica è solo una faccia del dado, un’altra faccia è fatta
di parole scritte. Scriviamo di tecnologie assetate, di paradossi quotidiani, di
scenografie immaginarie. L’affanno ansioso dei giorni che viviamo ci
spinge al surreale racconto delle quotidiane miserie.

coproduci ruggine

 

 

Collane di Ruggine sta per pubblicare il primo numero di una rivista:
Ruggine.
Raccoglierà tutto questo, forse magari anche di più.

Se avete voglia di coprodurre con noi questo primo numero, o di aiutarci
a comporre il prossimo, fateci un fischio alla mail
collanediruggine-at-autistici.org

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  • circa 90 pagine 
  • brossura a modino 
  • colori fuori, non dentro 
  • circa 1,50 euro a copia 
  • stampa a fine agosto, consegna inizio settembre 
  • copertina di PaperResistance
  • disegni di Duca, Fre’, Steampunk Magazine….

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Molti dei contenuti sono già disponibili su questo sito.

Per tutti i dettagli scrivete!

Finora i coproduttori di Ruggine sono: Salterò Autoproduzioni, Autistici/Inventati, Dizlexiqa, Kalashnikov, csa NextEmerson, Stramonio distribuzioni, Radio Copydown, Escape From Today, Nois3lab.v4, Tantisalutiebaci.

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Le visite domiciliari…

 "Le visite domiciliari sono riservate solo ai pazienti ipocondriaci, ai
malati immaginari, a chi ha voglia di alzarsi dal letto per andare a
lavorare"*

Da circa due ore attendevo su una sedia scomoda, in un corridoio
disadorno insieme ad una popolazione di anziani e future mamme. In fondo
al corridoio due carpe in chimono stavano sorseggianodo un the’ sedute
intorno ad un tavolino. Con aria annoiata muovevano pedine sulla
scacchiera del go. La porta in fondo al corridoio si apri’ ed un vento
gelido si insinuo’ nella stanza accompagnato da una voce suadente

"Chi e’ l’ultimo ?"
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Onorevole morte di un demonio

Nell’entrare in quello stanzone pieno di corpi ebbi la sensazione che qualcosa fosse terminato,
credo provai quello che le creature piccole e infime realizzano mano a mano che si avvicina la morte, la fine del loro tempo. Ma per noi il tempo non aveva mai avuto un significato preciso, erano il tempo degli altri, i limiti degli altri, le morti degli altri. Il tempo era un giochino, un divertissement. "Sisifo porterai il masso su e giu’ per sempre". E Sisifo, che pure e’ il mio preferito, soffriva e piangeva, e spingeva il macinio, che ricadeva e cosi’ di nuovo, per sempre. Ma quell’eternita’ era tale solo per loro. Per me tra l’istante e l’eterno non trascorreva che una quieta immobilita’. Certo quello stanzone ora cambia tutto. La madre era li’, stesa al suolo. Dopo aver colpito a morte il proprio seviziatore si e’ uccisa strappandosi la lingua con un morso, morendo soffocata dal proprio sangue. Era stanca di essere violentata dalla Spirito Santo, il grande burattinaio, il terzo incomodo, il vero padre. Il figlio era un presuntuoso, e l’avete ucciso voi, tanto tempo fa, inventandovi poi la sua risurrezione per lenire il vostro senso di colpa. Il padre, si fa per dire, Dio, e’ morto di tedio e di ignavia. Vi creo’ e per distinguersi da voi schiavi del tempo, si isolo’ in una teca di immobilita’, dove le sue ossessioni lo divorarono. Voi siete il frutto delle sue paure. Voleva altri angeli, ma la sua incapacita’ ha prodotto soltanto voi. Gli angeli sono tutti morti, di stenti. Si nutrivano della luce divina. Sono sopravissuto solo io, perche’ della sua luce avevo imparato a farne a meno da tempo.
Ma forse non dovreste credermi.
Io sono l’ingannatore. Parlo una lingua che potete capire, ma non sempre vi dico la verita’. Credetemi pero’, quando vi dico che qui non c’e’ piu’ nessuno. D’altra parte lo sapevate da tempo. Quando senti’ avvicinarsi la fine dell’immutabile, nella sua immensa idiozia mando’ un cavallo ad avvisare un araldo nella citta’ che celebra il toro con il proprio nome. Quell’uomo vi annuncio’ che dio era morto.

Anch’io sono stanco. Voi pure dovreste esserlo. Conoscete il teatro kabuki ? Io ne sono un grande ammiratore. Di norma rappresenta fatti accaduti da poco, di ordinaria drammaticita’. Usa poche parole. E per noi che giochiamo col tempo, potrebbe raccontare cose che accadranno tra poco.

La mia voce mi riesce sempre piu’ insopportabile.

Steso in terra su un piccolo palco vi era un tappeto amaranto, la sala era illuminata da candele e lampade ad olio, che animavano giochi di ombre sulle pareti scarne. Il luogo era disadorno e asettico come l’animo dei due presenti. Alla sinistra e alla destra del tappeto vi era posto per i testimoni. Ma non era rimasto piu’ nessuno. Erano disposti sette soffici cuscini per lato, e erano vuoti.
Lui indossava un haori con finiture in oro. Con passo severo si diresse verso il piccolo palco e prese posto in ginocchio, al centro del tappeto. Dietro di lui, il kaishaku, il gentiluomo che gli avrebbe mozzato il capo. Rivolto ai sette assenti di ogni fila di cuscini, pronuncio’ poche e semplici parole
"Io sono l’ingannatore e il grande mentitore. E io vi dico in tutta sincerita’, che voi siete innocenti. Io, ed io soltanto, ho colpa di tutto. Per questo crimine io mi uccido e prego voi presenti di farmi l’onore di essere testimoni del mio atto".
La bocca si piego’ in un sorriso, appena accennato, timido, muto’ in un ghigno, passando per tutte le possibili sfumature del riso, fino al pianto, prima leggero, una pioggerellina, poi il tuono, il lampo, e l’ira. Tutto il corpo prese fuoco, per una molotov confezionata male ed esplosa ancora in mano. L’ansia attraverso’ la parte sinistra del volto, mentre sulla destra divampava un profondo orgasmo. Vennero’ l’angoscia e l’abbandono dell’amante, la solitudine fece tremare gambe e braccia. Si rannicchio’, proteggendosi la testa. Pestato a sangue e trascinato su una volante, fu scosso di paura e terrore, mentre lo sguardo divenne fiero e ostinato. Si affloscio’ al suolo. Nella noia. Gli occhi si spensero nella banalita’ del quotidiano, le palpebre a mezzasta di mezza pillolina presa solo per dormire, tra il lavoro e la tv. Si irrigidi’, poi si rilasso’ e nulla di lui fece piu’ trasparire alcunche’. Fece cadere l’abito fino a scoprire il ventre, infilo’ le lunghe maniche sotto le ginocchia e con un gesto deciso ricongiunse gli amanti. La lama accarrezzo’ la parte sinistra del ventre, ma in quanto lama non pote’ fare a meno di lacerarla, il ventre si
apri’ a quel contatto e lei sprofondo’ all’interno. Lentamente si sposto’ a destra, ed il ventre l’accolse, sempre piu’ dentro di se’. La lama giro’ e incomincio’ a salire, tagliando, verso il cielo. Lui sporse il collo, in attesa di una carezza.
Sisifo spinse il masso fino alla cima, come ogni volta. Ma le braccia erano piu’ pesanti del solito, troppo pesanti e Sisifo le lascio cadere, morbide e senza controllo, con un gesto ampio, che nasce dalla punta della katana e termina oltre. E cosi’ la testa fu recisa dal tronco, ed il macinio rotolo’, giu’ in basso, per l’ultima volta.


Ratrace

Dopo la pubblicazione di Consumate il futuro!, a Collane di ruggine piacerebbe provare a concentrarsi
su una serie di testi brevi e racconti. Non sappiamo ancora cosa ne verra’ fuori, se un’antologia, una
rivista aperiodica, o qualcos’altro.

Per il momento pubblichiamo online le cose che ci piacciono e che
presto contiamo di trasferire su carta. Eccovi un primo racconto. 

Ratrace 
di Ginox 

Il rattus rattus ed il rattus norvegicus raggiungono la maturita’ sessuale intorno ai 3 mesi e si riproducono 6 volte all’anno, ogni nidiata contiene dai 6 ai 10 frugoletti. Una rat race conta non meno di 10 mila esemplari, poiche’ l’aspettativa di vita e’ breve, ma la copertura deve essere ad ampio raggio.
Da ciascuna si possono ricavare fino a 700-800 ore di girato, di cui almeno un 1/3 riutilizzabile per le prime visioni, un 1/3 rivendibile, il resto e’ spazzatura. D’altra parte parliamo di ratti, mica di farfalle.
Ogni esemplare va allevato per il primo mese di vita, quindi viene predisposto. Al terzo mese vengono rilasciati tutti insieme.

Quando li prendete, dovete cavargli gli occhi, non basta ucciderli. Quando uscite per un’azione dovete partire travisati, tornare travisati. Non dovete mai scoprirvi. Se venite fermati dite che avevate freddo, che non potevate muovervi in macchina. Con -4 gradi in giro nessuno dovrebbe far caso a voi, ma se vi fermano vuol dire che
nutrono dei sospetti, non e’ detto che vi credano. Se finite in questura conservate un comportamento dignitoso,
siate evasivi, ma convincenti. Mentite con sincerita’. Siate circospetti, ed insieme ingenui. Indignatevi per il fermo. Siate ottusamente normali. Non ostentate e non celate. Non parlate ne’ troppo, ne’ troppo poco.
Di norma verrete pestati, senza troppa convinzione. Siate dignitosi, sopportate ma senza sfrontatezza. Piangete
e urlate se e’ il caso. Se vi torturano vuol dire che non hanno intenzione di rilasciarvi, o sono piuttosto sicuri che non siate soggetti in grado di incentrare una massa critica di indignazione intorno a se’. Lasciateglielo credere, e conservate per quanto possibile un comportamento dignitoso. Se ne uscirete vivi, ci occuperemo di voi. Altrimenti non vi mentiro’ dicendo che morirete per una buona causa. Non so quale sia la vostra causa e se ne avete una.
Siamo kallopismata orfes, ornamenti dell’oscurita’. I morti sono morti e non lottano insieme a noi. Vita e morte sono due opposti. Le idee cambiano, mutano e muiono, le idee sono effimere, come tutto il resto. Se vi aiutano a vivere meglio, tenetevele strette, ma non c’e’ carne e non c’e’ sangue nei nostri fantasmi.

Non fate caso a Hideo, e’ un personaggio pittoresco, ma e’ un elemento valido e di provata fedelta’. Nessuno viene ucciso e torturato per le "derattizzazioni". Il problema e’ che tutti i network televisivi allungano dei soldi alla
polizia e che negli slum, le rat race fanno parte integrante delle procedure di controllo del territorio. La polizia non entra, se non ha un valido motivo, ma i ratti circolano liberamente, arrivano ovunque e trovano cibo in abbondanza tra i rifiuti. Gli abitanti degli slum se li mangiano. Ma quelli che sopravvivono bastano per integrare gli altri sistemi di controllo. Tra satelliti, informatori e ratti che circolano a caso, hanno il quadro della situazione,
almeno quanto basta, per contenerla.

Non crederai che i ratti siano solo degli animaletti su cui impiantare delle telecamere al posto degli occhi ? Sei ingenuo. Per gli occidentali il ratto e’ un animale da laboratorio, ma in oriente no, in India e’ la cavalcatura di Ganesh, sono le rincarnazioni dei Santi, sono i Sadhu. Mangiare il cibo toccato dai ratti e’ una benedizione divina. Noi viviamo in mezzo a loro, ci toccano, strisciano sui nostri corpi quando dormiamo, rubano l’anima dal nostro respiro, si nutrono del nostro calore. Verra’, vedrai, i Ganapatya verrano qui pretendendo di mangiare quello che il ratto ha sfiorato, perche’ benedetto. Quando un ratto ci rivolge lo sguardo prende il nostro spirito e lo mette in una teca a disposizione dei santi. Loro fanno cio’ che vogliono di noi. Tagliano e cuciono le nostre vite, le smontano e le modificano, perche’ sono i santi e noi l’errore da mondare. Ma il contatto ci rende di nuovo puri, e cibo benedetto.

Hideo era in gamba una volta, e’ nato in giappone, ha una bandiera del giappone imperiale bruciacchiata sopra il letto. Non e’ una questione di nazionalismo, ma una sorta di dimensione esistenziale. Credo che si senta esattamente come uno a cui hanno tirato due atomiche sulla testa.
Sul comodino ha un casco da cantiere, di quelli usati dallo zengakuren, credo abbia fatto parte della chukuku-ha. Stava con loro negli anni ’80, pare abbia partecipato ai sabotaggi contro la privatizzazione delle ferrovie, agli scontri a Sanrikuza contro l’ampiamento dell’aereoporto di Narita. Si e’ preso 10 anni, li ha scontati quasi tutti, uscito dal carcere ha lasciato le sue isolette, ed e’ venuto in Europa.
La sera se ne sta rannicchiato sul letto, con sopra il sole rosso nel centro della bandiera, illuminato solo dalla luna. E’ un quadretto estremamente melanconico. Non mi stupirei che uno di questi giorni tirasse fuori una katana e un wakizashi, o iniziasse a vestirsi in abiti tradizionali con l’hakama e tutto il resto.
Il giapponese solitario che difende la sua isoletta ignaro che la guerra e’ finita, e’ persa, e comunque non ha importanza alcuna, se non per se’ stesso. Perche’ in quell’attesa del nemico c’e’ il senso di un’esistenza. In fondo e’ nella crisi funeraria del senso, nella sua impossibilita’ a risorgere, che sta il nodo centrale per la comprensione di Hideo e del perche’ e’ ancora vivo e non si e’ aperto la pancia.
Ma mi accorgo che sto divagando. Si parlava di ratti dotati di sensori audio-visivi. Molto pornografico. Venire colti
nell’intimita’, nel quotidiano, da inquadrature a fish eye, un po’ caotiche. Eccitante l’idea, si’. Intendiamoci, non cosi’ tanto. Il pubblico l’apprezza, perche’ da’ un tono di casualita’ alla programmazione via satellite. Il governo la trova utile per il controllo degli slum. Boh, o almeno cosi’ si vagheggia. Il fenomeno e’ gia’ stato assimilato e digerito. Probabilmente si estinguera’ da solo. Vi domanderete dunque perche’ siete qui ? Che senso ha uscire ancora a caccia di ratti. Essenzialmente perche’ e’ una strategia che ha funzionato, e nella fase attuale abbiamo bisogno di vincere qualcosa.
Un anno fa quando il giochino era in piena espansione, dopo il lancio di una rat race da 10.000 esemplari, abbiamo fatto pervenire in scatole da una dozzina 5.000 ratti stecchiti presso gli uffici del network. Ed un altro centinaio direttamente a casa dei dirigenti. Abbiamo ricevuto il plauso nemmeno troppo velato, dei sindacati di reporter e giornalisti. Si sono un po’ offesi per questa faccenda degli animaletti audio e video muniti. Gli sta un po’ sfuggendo di mano. Ci hanno promesso una sorta di appoggio mediatico per la nostra campagna primaverile se affossiamo il giochino dei ratti. Rilasciano 50.000 esemplari tra una settimana, dobbiamo beccarne la meta’, impacchettarli e rispedirli al mittente, non gli interessa come.
Non per posta, questa volta li sostituiamo per una settimana allo spezzatino delle mense del network. Con i
bulbi oculari ne facciamo delle collane per le mogli dei dirigenti e come fili usiamo le code essiccate. Il venerdi’ consegniamo un brodo con tutte le teste, e gli auguriamo buona digestione.
Tra giornalisti e ratti, preferisco gli ultimi, onestamente. Dopo un paio d’anni, al massimo, cessano l’attivita’,
causa morte naturale. Un giornalista coriaceo puo’ durare anche 50 o 60 anni. Ma tant’e’, l’accordo e’ stilato.

La sala sorrideva, sembravano soddisfatti. Era bello rivolgersi a questa accozzaglia di carogne e scontenti, sempre pronti a buttare tutto all’aria. Ti faceva tornare ai tempi del bogside a Derry, quando eri bambino.

Ridete ? Di cosa ridete ? I ratti non ridono mai, perche’ neanche Gesu’ rise mai. La lettera di Publio Lentulo e’ falsa, per questo vi credo ciecamente. Ed in quella lettera e’ scritto che Gesu’ non fu mai visto ridere, qualche volta piangere, forse. Ridete si’, come ai trionfi, quando la truppa poteva insultare il comandante, che comunque rimaneva il comandante, come al carnevale, quando il popolino poteva sognare di strozzare il re, che in ogni caso rimaneva il re, per sempre. Partecipiamo ilari a questo saturnale rivoluzionario, ma i santi non ridono, sono qui
per mondarci. Loro, i moralizzatori, sono il giusto mezzo, che per disfunzione naturale, non e’ in grado di appagare noi tristi insoddisfatti. Un tempo venivano a portare il castigo divino tramite la peste, sono lo sguardo salvifico di dio, che ci scruta osservare il nostro prossimo.

Immobile, con lo sguardo alla parete, mani sulla nuca. Non puoi parlare, non devi guardare i tuoi vicini, puoi pensare, si’. Pensa ai corpi ammassati l’uno sull’altro, all’afrore che pervade la stanza. A quella chiazza gialla che si forma ai tuoi piedi, mentre ti pisci addosso. Tutto e’ immobile, perche’ il divino risiede nella perfetta immobilita’. Ora sono le ombre intorno a te che si muovono e ti percuotono, cadi in terra e la chiazza gialla si tinge del tuo sangue, ma non va bene, bisogna essere immobili per essere baciati dai santi. Ti rialzi, ma questa volta urlano e ti colpiscono, forte, tanto forte. E ricadi, ma il maestro diceva "l’arte di cadere e rialzarsi, e poi di nuovo, e poi cosi’ fino all’ultima volta" e ti rialzi. O forse no, forse stai solo pensando di farlo, ma sei riverso in un brodo putrido. Sei immobile, ma non sei piu’ ritto in una postura dignitosa, chissa’ se i santi si piegano in terra a benedire i cavadaveri maleodoranti ?

Vorrei cercare di farmi capire per bene. E’ normale che poveri spiantati muoiano assiderati. Non e’ bello, ma puo’ accadere, e’ nell’ordine delle cose. E’ normale che qualche volta i ragazzi si prendano qualche liberta’ e si divertano un poco con queste zecche. Non va bene che queste muoiano in stato di fermo, piene di ecchimosi e lividi addosso, sangue nel cervello ed emorragie interne. Quindi il signor Hideo Kunyoshi, e’ morto assiderato, perche’ il corpo dei fermati o tratti in arresto e’ sacro. E cosi’ gli altri tre, non si conoscevano tra di loro, e sono vittime del grande freddo di queste giornate invernali. I santi invocano il martirio, e noi viviamo nei loro occhi, respiriamo il loro alito di vita, il cibo benedetto dal loro corpo ci sazia e nutre noi tutti, fedeli, nei secoli.


Scroogled

In attesa di avere altri materiali da stamparci assieme, ecco Scroogled, l’ultimo racconto di Cory Doctorow, tradotto in italiano sotto la licenza CC del testo inglese. Potete scaricare il pdf oppure leggerlo qui:

 

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di Cory Doctorow

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