Author Archives: reginazabo

Ghost Ships

We included this story in a postcard book (PDF) we published in 2009, as part of a campaign against the politics of fear. Back then, the Italian migration policies and media hypes were already creating a shroud of fear around anything that wasn’t “normal”, “regular”, “respectable”, “decent”. And already back then, the government decided that rescuing boats full of migrants that went adrift in the sea should be made illegal. This atmosphere of fear and distrust created the foundations of what is happening today, with refugee camps rising along the borders of our brave new world and dictatorships, campaigns of terror, famines and droughts devastating the rest of the planet.
In the face of all this, we felt the need to translate and republish this story, a dystopic picture of the long-term effects of the way our rich world is treating the human beings who didn’t have the luck to be born among the “rich” and the rest of the world that didn’t happen to be born human.

Continue reading


Ruggine alla 14° edizione dell’Anarchist Bookfair a Bergamo

Venerdì 14 dicembre alle 20.30 siamo a Bergamo alla 14° edizione dell’Anarchist Bookfair, alla Coop. D. Paci e F. Dell’Orto, in Via Luzzati 6 (Circolino della Malpensata), per presentare Collane di Ruggine con una chiacchierata e un reading. Ma oltre che per la nostra presenza, la fiera merita di essere visitata anche per molte altre iniziative. Ecco il programma completo:

 

#VENERDI’ 14#
ore 19:00 Inaugurazione dell’editoria Anarchica con  brindisi per i 10 anni dell’Underground!
ore 20:30 Presentazione di “Collane di Ruggine” rivista autoprodotta di letteratura fantastica, fantascienza e steampunk.
https://collanediruggine.noblogs.org/
ore 21:30 Incontro dibattito sulla lotta No Tav in Valsusa e sulle prospettive attuali e future con Luca Abbà e Luciano Cieli, curatore del libro ‘ Le magnifiche sorti e progressive-Viaggio a bassa velocità nel progetto Tav della Val Susa‘.
Esposizione mostra su Marco Camenish. Continue reading


Coproduci Ruggine 3!

AGGIORNAMENTO: Il progetto su Produzioni dal Basso è andato a buon fine e Ruggine n.3 è in distribuzione. Grazie a tutti i coproduttori che hanno sostenuto il progetto.
Per ricevere copie dell’ultimo numero e degli arretrati o per abbonarvi, scrivete a collanediruggine @ inventati . org

Ruggine n. 3 è in stampa. A dire il vero, una prima tiratura minima è già uscita, per un’anteprima questo weekend a Firenze in occasione di Do It Your Trash 3.0, il festival sull’uso e il riuso dei rifiuti che si tiene da tre anni al nEXt Emerson e che vi consigliamo caldamente.

Le copie inizieranno a girare per il mondo anche grazie ai nostri coproduttori, e prima o poi raggiungeranno tutti i punti di distribuzione, ma se ci tenete a prenotare la vostra copia, dando anche un aiuto al progetto, potete farlo da subito su Produzioni dal Basso o tramite un abbonamento.

Un altro sistema per sostenerci è Flattr, un servizio di micropagamento che permette di versare somme minime ai progetti che più vi piacciono. Per farlo, dovete crearvi un account su Flattr.com e seguire le istruzioni, dopodiché, quando il vostro account sarà attivo potrete semplicemente cliccare sul pulsante “Flattr This!” nel pannello laterale del blog o visitare questa pagina e cliccare sul pulsante. Naturalmente tutti i fondi che riceveremo verranno utilizzati per la stampa di Ruggine.

Se poi volete presentare Ruggine nella vostra città o avete un punto vendita da proporci, contattateci all’indirizzo collanediruggine @ inventati . org

Grazie per il vostro sostegno rugginoso 🙂


Anna. Una storia di comune precarietà

«Ah, vuoi aspettare, eh? Vediamo se è vero». Ghigno beffardo, le dita scivolano, il vestito troppo sottile.

Anna guarda il recinto del campetto di calcio deserto, il cielo troppo azzurro, passivo, impassibile. Dietro di lei la porta del ristorante è lontana, nascosta dietro un muro di cemento scrostato. Solo un uccello cammina sul filo della luce sopra la sua testa. Anna lo segue con lo sguardo, ma non ha la forza di scappare. E nemmeno di resistere. Alla fine se l’è voluta. Non c’è bisogno che glielo dicano gli altri. Se lo dice da sola.

Al Tufello, si è fatta portare, praticamente in campagna. Campi incolti, palazzi troppo lontani, Anna neanche lo sa, dove sta il Tufello. Quando è arrivata a Roma pensava di aver preso in mano il suo destino, le pareva di stare in un film. A New York con le torri gemelle, a Cinecittà con Alberto Sordi, al tavolo di un’osteria, assieme a Pasolini e a Laura Betti. Il centro del centro. La sua vita a quel punto doveva cambiare, per forza.
Quando era piccola i toni del nonno che parlavano dei parenti lontani glielo avevano fatto capire subito: se vai a vivere a Roma hai svoltato. Certo, anche quelli che stavano a Padova erano da invidiare. A Milano e a Torino no: lassù ci andavano solo i poveracci, a sgobbare nella nebbia con la schiena curva e gli insulti dei settentrionali, ma comunque bastava andarsene via dal paese e dal Sud per sistemarsi. Una certezza. Quando Anna era bambina.
In ogni caso, la certezza più grande era Roma: se arrivavi nella capitale voleva dire che eri qualcuno, per sempre. E allora potevi anche aiutare la famiglia, che ti mandava le mozzarelle e il vino buono una volta al mese dalla campagna.

Così alla fine a Roma Anna ci è andata, e si è sentita tutt’altro che svoltare. È da un anno che ci vive, e conosce solo la Linea B. Ci ha viaggiato solo in un senso: Rebibbia-Piramide, Piramide-Rebibbia. Poi il trenino per Ostia e nient’altro.
I primi giorni prendeva gli autobus apposta, per vedere il panorama, e ogni tanto si faceva pure due fermate a piedi, per guardare da vicino il Colosseo, i Fori Imperiali, piazza Venezia, correndo al lavoro.
Ma durava poco: il giorno dopo ricominciava il trantran, Anna scendeva le scale della metropolitana di corsa e si rituffava nel suo incubo quotidiano. Circondata da una calca di persone, si sentiva come nel deserto. Sfiorava giacche, braccia, zaini, borse della spesa, inciampava in cani e bambini, veniva trascinata dalla folla, controllava che nessuno le mettesse le mani addosso o in tasca, corpi su corpi su corpi. Ma le sembrava che nessuno potesse toccarla. Gettarla a terra sì, calpestarla, ma le mani, gli occhi, non esistevano, rifuggivano il contatto. Continue reading


Parlano del Babau

Su XL di dicembre 2009 è uscita una breve recensione del Babau. Grazie a nois3lab, che l’ha scansita e messa online, oltre ad aver dato una mano non indifferente per la concezione grafica del volume.

Uno splendido commento è uscito poi su anobii: ringraziamo franco, perché per descrivere questo volumetto non avremmo saputo scrivere di meglio.